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Antonio Tonelli
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Le cose e lo Spirito
dal 30 agosto al 27 settembre
Inaugurazione 30 agosto ore 16
Il titolo di questa mostra di Antonio Tonelli riassume e sintetizza i poli della sua ricerca pittorica e trova chiara visibilità nel percorso proposto. Per una felice combinazione, infatti, gli spazi messi a disposizione dal Museo Diocesano di Mantova portano il visitatore dal piano terra al soppalco, da una ricognizione fra le “cose” del nostro vivere quotidiano che hanno occupato gran parte dell’attività pittorica del Maestro alla produzione legata allo Spirito. Una ideale ascesa da ciò che è contingente, che è qui e ora, a ciò che E’ in quanto eterno.
Cronologicamente i due poli si sviluppano in sequenza. Il primo comprende una lunga ricerca che, partita alla fine degli anni ’50, si sviluppa per cicli nei decenni successivi. Essa ruota intorno alla ricerca del senso delle cose materiali, degli oggetti che occupano la nostra vita, con un occhio a situazioni limite di marginalità ed è sostenuta e fa esplicito riferimento alla grande tradizione del realismo lombardo.
Il secondo polo sviluppa l’arte sacra o, se si preferisce, l’arte con soggetti sacri e compare a partire dagli anni ’90 determinato da riflessioni su situazioni personali e da un più generale bisogno interiore. L’inizio di questa produzione è accompagnato dal ciclo profano dei Simboli di van Gogh che non esito a definire uno dei suoi migliori risultati (si veda a titolo esemplificativo L’angelo in ritardo, 2002) e che possiamo interpretare come il ponte di passaggio alle opere sacre.
I due poli testimoniano la grande versatilità della pittura figurativa di Antonio Tonelli caratterizzata da una particolarità stilistica che anche questa mostra evidenzia: mentre nelle opere profane l’accumularsi degli oggetti riempie la superficie della tela (Il ragazzo dell’orto, 1983), all’opposto nelle opere sacre c’è minimalismo descrittivo in quanto gli oggetti raffigurati non sono cose, ma simboli di una storia che è di tutti e che in questi simboli si riconosce come presente anche nella contemporaneità.
Si veda Dittico per la Passione (2003) in cui alle due tavole di legno, ideali bracci della Croce, si aggiungono da un lato un chiodo e dall’altro due dadi. Nulla di più, eppure, il testo evangelico è, se così posso esprimermi, presente proprio con la sua assenza.
Felice Bonalumi