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LA MINIATURA INDIANA
Selezione di capolavori dalla Collezioni Ducrot
a cura di Isabella Nardi
14 febbraio -
La Collezione Ducrot, tra le più prestigiose d’Italia, comprende circa duecentocinquanta miniature indiane databili tra il XVII e il XX secolo. Le miniature, che sono dei dipinti a guazzo su carta prendono il loro nome dalla finezza dei loro dettagli che, in alcuni casi, sono visibili solo con l’uso di una lente d’ingrandimento.
Il Museo Diocesano esibisce per la prima volta una selezione di ottanta di queste opere. La mostra è un’occasione unica per il grande pubblico di poter apprezzare il mondo lontano dei maharaja o “grandi re” dell’India, attraverso l’osservazione di pezzi unici di una collezione privata italiana.
La Collezione Ducrot si concentra in particolar modo sulla miniatura della tradizione di corte dei rajput, e cioè dei sovrani di religione hindu che regnavano sui principati delle colline pre-
La miniatura rajput si sviluppa nel nord dell’India a partire dal XVI secolo e si suddivide in scuole pittoriche caratterizzate da stili regionali. Avrà la sua più grande fioritura con il lento declino della dinastia Moghul, nel XVIII secolo, quando i pittori miniaturisti di questa importante corte imperiale si spostarono in Rajasthan e nel nord dell’India per cercare commissioni presso i maharaja.
Le divinità
La tradizione religiosa hindu con le sue numerose divinità è uno dei temi iconografici più rappresentativi della miniatura indiana. Tra le opere che costituiscono la fonte primaria di ispirazione ci sono i testi religiosi tra i quali spiccano la grande epica del Ramayana e i racconti tratti dalla mitologia dei Purana. Altrettanto importanti sono i testi poetici come il Gitagovinda che rappresentano l’amore terreno tra la pastorella Radha e il dio Krishna, in cui la valenza erotica e sessuale della loro unione è da ricondurre a significati altamente religiosi come l’unione con il divino. I loro sentimenti non sono mai ritratti in modo esplicito ma vengono evocati tramite la rappresentazione di situazioni, atmosfere, stagioni o mesi dell’anno ben codificati dalla tradizione indiana.
Raga e ragini
Un altro soggetto prediletto dalla miniatura è quello delle ragamala o “ghirlande di raga”. Il raga nella musica classica indiana è un modello melodico che all’ascolto deve suscitare determinate emozioni o rasa. In pittura i raga sono personificazioni di queste melodie sottoforma di figure maschili (raga) o femminili (ragini) e presentano una iconografia ben precisa che ci permette di identificarli, sebbene talvolta vengano proposte delle variazioni regionali minori. Generalmente queste melodie sono raffigurate da amanti divini, divinità, principi e figure femminili, seguendo rigidi schemi codificati nella letteratura sanscrita.
La corte
La vita di corte è uno dei temi principali della miniatura indiana e rispecchia l’immaginario dei maharaja, il loro legame alla tradizione hindu e la loro appartenenza alla casta dei guerrieri. Oltre ai semplici ritratti raffiguranti il singolo sovrano su campo monocromatico, i maharaja richiedevano anche altre tipologie di rappresentazione per documentare in modo visivo le loro azioni e per forgiare la loro icona simbolo di fierezza rajput. Tra queste raffigurazioni vi sono le assemblee di nobili, i ritratti equestri, le scene di caccia, la celebrazione di festività religiose e le scene di intimità con le donne di corte.